Uno scrittore si riconosce dalla magia delle piccole emozioni sopite che è capace di ridestare e di narrare a chi legge.
Sentite Camilleri:
“Decenne, mi dilettava camminare nella campagna solitaria di mio nonno nelle ore più calde della giornata, quando ogni essere vivente cadeva in una specie di torpore. Allora potevo prendere innocui biscioni con le mani, rabbrividivo sentendo la loro pelle fredda sulla mia mentre s’avvolgevano al mio braccio, oppure riuscivo a battere in velocità un coniglio selvatico… Ho assistito a cruenti scontri tra orde di formiche rivali, ho visto due cavallette liberare una loro compagna prigioniera… Mi è capitato anche un miracolo che per anni ho tenuto per me. Un giorno, mentre facevo una gara d’immobilità con una lucertola, un passero si posò sulla mia spalla, si avvicinò zampettando alla mia guancia, me la beccò leggero, volò via”.
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