“Un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro”.
In via Vescovado, al n. 3, ci accoglie il dott. Marco Spagnuolo, nei locali messi a disposizione dalla Pastorale della Famiglia, dal 2016. Allora si trattava di pochi volenterosi, oggi i professionisti sono una ventina: educatori, psicologi, avvocati e counselor offrono la propria esperienza a famiglie in difficoltà. Sul sito web dell’associazione si legge: “Facciamo il tifo per la famiglia e per la persona. Offriamo il cuore e la competenza dei singoli operatori perché crediamo nel confronto, che apra a prospettive nuove”. L’associazione “Il Sicomoro” è nata sei anni fa grazie al sostegno della Diocesi di Pinerolo, prima con l’opera di mons. Debernardi, proseguita oggi da parte del Vescovo Derio Olivero.
L’impegno maggiore dell’associazione è finalizzato alla prevenzione dei conflitti, ma, si sa, è molto difficile venire a conoscenza di uno stato di sofferenza, prima che esso esploda, spesso in modo violento. Lo sforzo dell’associazione, che vede impegnati gli educatori come primo filtro dei problemi, è teso al coinvolgimento dell’intero nucleo familiare: quando una singola persona espone i propri problemi, le psicologhe cercano di arrivare appunto al coinvolgimento del resto della famiglia.
Il primo setaccio è perciò compito degli educatori, che iniziano un percorso di riabilitazione o reinserimento, nel caso di conflitti familiari, oppure si occupano di conflitti all’interno di comunità, o di tossicodipendenza. Gli psicologi operano a tutto campo, si occupano di tutto ciò che può esser di peso per un essere umano: depressione, attacchi di panico, stress, che quest’anno è aumentato tantissimo per via della chiusura dovuta alla pandemia e alla convivenza forzata che hanno amplificato questo tipo di problemi.
Stiamo parlando di coppie che hanno sofferto la convivenza forzata?
Non solo le coppie, anche moltissimi giovani. Io sono un medico, e mi sono trovato di fronte molti giovani che hanno patito il ritorno a scuola, che hanno vissuto il rientro in presenza con una grande ansia per la ripresa delle relazioni. Riguardo alla pandemia, abbiamo sentito parlare delle preoccupazioni per gli anziani, sovente isolati, magari del problema della spesa quotidiana, mentre sono i giovani ad aver sofferto molto: c’è stato anche un maggior afflusso nei centri di supporto delle Asl.
Lei è specializzato? Come avete iniziato?
Io sono un medico di famiglia. Sono presente nell’associazione da un paio d’anni. All’inizio il servizio si basava su una reperibilità telefonica, poi è stato creato un sito web, quindi sono cominciate le conferenze, con una buona affluenza di pubblico. L’attività di promozione è stata molto rallentata dalla pandemia: ognuno di noi era molto impegnato in ambito sanitario, nella lotta al Covid-19, e aveva pochissimo tempo libero. Comunque le conferenze sono servite a farci conoscere, io stesso ne avevo tenuta una sul problema dell’alcolismo, presente anche l’Acat che ha portato testimonianze toccanti. Altre, ad esempio, erano tenute da avvocati sul tema del matrimonio e dei suoi aspetti legali. Con la diffusione della nostra attività, abbiamo cominciato a ricevere incarichi da parte dei Servizi Sociali dell’Asl. Persone che avevano bisogno di assistenza psicologica e non potevano permettersi di pagare uno psicologo. In ogni caso, sosteniamo i servizi sociali quando il carico di lavoro non consente loro di svolgere al meglio i loro compiti. Negli ultimi tempi il carico sul settore del volontariato è cresciuto in maniera smisurata. Comunque abitiamo un territorio in cui la risposta dei cittadini è abbastanza pronta, un’associazione come la nostra può svolgere un buon lavoro.
Perché “Il sicomoro”?
La Pastorale della Famiglia ha proposto il nome di “Sicomoro” perché è un simbolo molto presente sia nelle Sacre Scritture, sia in tutta l’area mediorientale. Già gli antichi Egizi lo ponevano in relazione alla vita eterna: con il legno di sicomoro venivano fabbricati i sarcofagi dei faraoni. Zaccheo, nel Vangelo, sale su un sicomoro, per vedere Gesù; l’albero viene quindi raffigurato come una sorta di unione tra il terreno e il divino. Inoltre, molto più prosaicamente, i frutti del sicomoro erano sovente il sostentamento per i pastori di quelle zone. Insomma, ci piaceva l’idea di prendere come simbolo una pianta che elargisce doni e unisce l’umano al divino. L’associazione è nata con l’aiuto della Chiesa cattolica, ma è assolutamente aperta alle persone di qualsiasi confessione.
Il fulcro dell’associazione sono gli psicologi?
Le psicologhe sono tutte donne: la dott.ssa Guazzotti, la dott.ssa Raimondo, la dott.ssa Lisa, la dott.ssa Mensa… Non è una nostra scelta: semplicemente, credo che le donne abbiano una maggiore capacità di gestire allo stesso tempo gli impegni familiari e quelli lavorativi, tutto qui. Tra gli educatori, invece, abbiamo anche degli uomini. In ogni caso, il rapporto con il paziente è sempre di relazione, l’empatia non è una questione di genere: anche noi medici di famiglia dobbiamo avere una relazione di confidenza, con i nostri pazienti.
Galeno diceva che un medico deve saper curare anche l’anima.
Più che altro, il medico deve saper instaurare un rapporto che duri nel tempo, deve diventare una persona di famiglia, creare un rapporto di fiducia. Le capacità relazionali sono necessarie, nel nostro campo. E non solo nel nostro campo: penso ad esempio all’ambito educativo, alla scuola.
Il percorso inizia comunque dal singolo individuo?
Abbiamo psicologi specializzati in mediazione familiare, perciò a volte il percorso incomincia dal lavoro di coppia. Altre volte succede che si inizi invece dalle difficoltà di un ragazzo nei confronti della propria famiglia. In genere, ripeto, si cerca di coinvolgere l’intero nucleo familiare. Ma capita anche che l’individuo prosegua il cammino psicologico per proprio conto, oppure che la persona abbia soltanto bisogno di un supporto di tipo legale, per cui viene seguito individualmente dai nostri avvocati. Non sempre però abbiamo la disponibilità dei familiari, succede anche che qualcuno non accetti di farsi coinvolgere. Il nostro è un lavoro di mediazione e, tengo a sottolinearlo, di prevenzione: si cerca di intervenire prima che ci sia una rottura completa delle relazioni. Per fortuna riusciamo il più delle volte a risolvere i conflitti.
Avete diverse fasce di età? Stranieri?
Sì, certo. Da noi arrivano giovani, anziani, donne. Abbiamo anche stranieri, anche se poi lasciamo che se ne occupino associazioni più strettamente legate ai problemi che li riguardano. Abbiamo avuto donne vittime di violenza, e anch’esse vengono indirizzate verso i centri antiviolenza. Talvolta si rivolgono a noi stranieri che hanno semplicemente bisogno di effettuare le vaccinazioni obbligatorie e in generale le pratiche sanitarie relative all’assegnazione del permesso di soggiorno. Oppure anche per pratiche legali, per cui è sufficiente che siano seguiti dai nostri avvocati.
Per quanto tempo, in genere, seguite i vostri pazienti?
Dipende ovviamente dal caso, dalla problematica. Si può andare da un minimo di cinque sedute psicoterapiche a progetti più strutturati, se il problema lo richiede. La durata viene in genere stabilita dall’educatore nel primo incontro conoscitivo, o nel primo contatto via mail o via telefono.
Avete progetti?
Nessun progetto preciso: dovremo riprendere ciò che avevamo interrotto a causa della pandemia, a cominciare dalle conferenze, partendo dalle vallate del territorio, e cercheremo di coinvolgere anche le scuole. Vogliamo informare per cercare di arrivare prima del problema, vorremmo che i ragazzi sappiano che esiste un posto cui rivolgersi in caso di difficoltà, prima che queste diventino troppo grosse da affrontare. Ricordo che il nostro lavoro è assolutamente volontario: sono contento perché le persone che operano nella nostra associazione sono molto motivate, lo fanno proprio perché hanno voglia di agire per il bene del prossimo e della comunità. Ansia, depressione, se ne parla spesso, ma non si coglie la gravità delle situazioni: sono difficoltà pesanti e spesso invalidanti, perciò è utile lavorare per sollevare queste persone dal bagaglio che le blocca. Cerchiamo, nel nostro piccolo, di risolvere questo tipo di situazioni.
Seguite anche malati oncologici o da malattie autoimmuni?
No, in genere queste persone vengono seguite da associazioni appositamente create per questo genere di difficoltà, oppure direttamente dalla struttura Asl: nella cura della malattia rientra anche il trattamento psicologico.
Prevenire, quindi, anticipare i problemi, prima che siano causa di tragedie: ecco, ancora una volta, l’impegno di queste persone. Ed ecco, una volta di più, in evidenza il ruolo importantissimo del volontariato, settore da rinforzare per dare modo ai cittadini, quelli che sono in grado di farlo, di essere utili e di portare il proprio sostegno concreto a coloro che hanno bisogno di aiuto.
Associazione “Il Sicomoro”
Via Vescovado, 3
10064 Pinerolo
Mail: sicomoro_pinerolo@libero.it
Tel. 371 4594 358
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