Ho appena letto “La versione di Fenoglio”, l’ultimo lavoro di Gianrico Carofiglio, scrittore che amo per la sua sensibilità nelle riflessioni su piccoli e grandi particolari della vita.
Carofiglio non ha bisogno di recensioni, non occorre promuoverlo, ha già un seguito. Vorrei qui mettere in risalto un passaggio del racconto, che mi ha colpito perché valido in qualsiasi settore della nostra vita sociale, in qualunque situazione noi ci troviamo a confrontarci con l’opinione di qualcun altro.
“Bisogna sapersi adattare all’interlocutore, per riuscire a convincerlo. In qualsiasi campo. Importante è offrire, o prospettare, una via d’uscita dignitosa, non umiliante, permettergli di tirarsi indietro quando si spinge davvero molto avanti, senza avere l’impressione di perdere la faccia. Al contrario: avendo la convinzione di essere stato lui a decidere di rinunciare”.
“Il fatto è che quando discutiamo con qualcuno, vorremmo sempre stravincere, inchiodare l’altro, vorremmo che riconoscesse che noi abbiamo ragione e lui torto. È una pura questione di ego”.
“Lasciare una via d’uscita è una regola fondamentale. Se vinci contro qualcuno umiliandolo, se ‘stravinci’, lo ricorderà per sempre. Ma non ricorderà che avevi ragione, ricorderà che lo hai umiliato. E se avrà l’occasione di fartela pagare, puoi scommettere che la coglierà al volo”.
In questi tempi di scontri anche feroci, di barricate e muri, mi pare siano parole importanti, da tenere a mente. Ognuno di noi agisce secondo convinzioni, opinioni e ragioni che, seppure ci sembrano assurde, hanno tuttavia il diritto di essere ascoltate. Le ragioni dell’altro non sono mai banali, è necessario ascoltarlo, se davvero si vuole risolvere i conflitti, e non banalmente rimandarli o aggirarli.
Questione di prospettive, di punti di vista.
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