Quando mi sono interessato di ciò che succede in Arabia Saudita, ho provato fin da subito il desiderio di una verifica di ciò che stavo scrivendo. Sul web ho conosciuto M.A., questa simpaticissima 24enne saudita, di Jeddah, che attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in Scienze Biologiche.
Conosce molto bene il mondo occidentale, perché ha studiato Biochimica alla UCL, University College di Londra, e frequentato l’Università la Sapienza a Roma.
Proprio partendo da questa sua esperienza italiana abbiamo iniziato a scambiarci opinioni su alcune mie curiosità. Ne è nata così una specie di intervista, che lei mi ha consentito volentieri di pubblicare.
Soltanto un chiarimento per chi legge. Dopo aver iniziato lo scambio in inglese, le sue risposte sono state quasi sempre in italiano, perché è stata lei stessa a desiderare di esprimersi nella nostra lingua, imparata a Roma. Io ho corretto gli errori più grossi ed ho “risistemato” diverse frasi. Ho cercato però di mantenere lo spirito entusiastico con il quale ha espresso alcuni concetti importanti, anche se un po’ zoppicanti nella sintassi.
Il risultato di questa intervista è che, sorprendentemente per noi occidentali, la vita per le donne, in Arabia Saudita, non è poi così terribile come ce la mostrano i media, e sono convinto che molte donne saudite non farebbero cambio con la vita occidentale.
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Ho letto molto sull’odio che c’è tra sunniti e sciiti, e in dettaglio tra l’Arabia Saudita e l’Iran. E’ un problema che esiste da sempre, da quando è nato l’Islam: l’Iran è sempre stato in mezzo, tra i sunniti delle monarchie arabe e i musulmani dell’India. La gente saudita cosa pensa degli iraniani? E’ vero questo odio?”
Questa è una domanda a cui è difficile rispondere. La mia bisnonna era iraniana, quindi ho un debole particolare, nel mio cuore, per loro. Gli Sciiti non sono odiati in tutte le zone dell’Arabia, ma più che altro tollerati e, a volte, discriminati a causa della diversità dal percorso sunnita, che molti sauditi ritengono sia l’Islam corretto. Gli Sciiti non esistevano alla nascita dell’Islam, lo sono diventati solo all’epoca di Ali bin Abi Talib. Non ci sono molti Sciiti dove vivo io, sono per lo più nella provincia orientale saudita, sul Golfo Persico. E’ gente davvero laboriosa e molto bella. Tuttavia, come molte minoranze o gruppi di etnia diversa all’interno di una popolazione più numerosa, si ritiene che siano discriminati e che non vengano date loro le opportunità che hanno i sauditi sunniti. Nell’Università che sto frequentando ci sono molti sciiti e sono trattati come tutti gli altri. I canali di notizie potrebbero mostrare che ci sono molti conflitti e tensioni tra i due gruppi, ma per quanto ne so, la situazione è generalmente tranquilla.
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Com’è la situazione del cinema? E’ ancora vietato? Eppure i sauditi conoscono il cinema. E’ vero che ci sono proiezioni clandestine per spettatori che si danno appuntamento su facebook? E’ vero che i sauditi, per andare al cinema, vanno in Bahrein o a Dubai? C’è ancora il “Saudi Film Festival” di Dammam?
Noi tuttora non abbiamo cinema in Arabia, fatta eccezione per comunità chiuse come il mio campus o Aramco. C’erano sale cinematografiche negli anni Settanta, ma dopo un tentativo di rivolta contro la famiglia reale (l’assalto alla moschea alla Mecca del 20 novembre 1979, N.d.A.), accusata di essere troppo westernized, occidentalizzata, il governo, una volta ripreso il controllo della situazione, ha preso ogni tipo di misura possibile per garantire che non si ripetesse la cosa, misure che hanno lo scopo di non turbare il popolo estremamente religioso dell’Arabia, per mantenere le proprie posizioni molto importanti e influenti nel Paese.
La logica alla base del divieto per i cinema è che comporta l’interazione tra uomini e donne in un luogo buio… La segregazione è stata la norma, in Arabia, per un paio di generazioni, perciò suona ancora male avere un punto di ritrovo come i cinema, che potrebbero essere utilizzati come punto di incontro per i giovani. Tuttavia, i sauditi vanno nei cinema e ai festival cinematografici continuamente, in altri paesi! E’ solo qui un problema, perché temono che sia inappropriato e rompa le regole islamiche del pudore.
Non so nulla del festival di Dammam, ma so che ci sono un sacco di proiezioni cinematografiche private, soprattutto di film caricati su YouTube. Molti di questi sono produzioni incredibili! Avete sentito parlare di Wadjda (“La bicicletta verde”. N.d.A.)? Diretto da una donna saudita, Haifa Al-Mansour.
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La figura del “Guardiano” si chiama “Wali”, vero? Ho trovato anche la parola “Mahram”.
Sì, Wali al-Amr è il nome completo, che letteralmente significa “custode”. Per “Mahram” si intende una persona che fa parte della stretta cerchia familiare ed è un protettore dell’onore e del pudore delle donne. Egli può essere il padre, fratello, zio, nonno o marito. A quest’uomo è assegnato il compito di prendersi cura della sua donna in tutte le questioni legali ed è il tutore legale per qualunque problema la donna stia trattando. Tuttavia, come ho già detto, le donne possono essere vittime di abusi nella classe povera, vedendosi negare il poter viaggiare da sola o addirittura poter sposare qualcuno senza il permesso del Wali. Doveva essere una buona cosa, all’origine, ma con il tempo gli uomini stanno trascurando alcune delle loro responsabilità, con l’unico scopo di bloccare e controllare la vita delle donne, a seconda di come fa loro comodo.
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Se non ho capito male, quindi, il wali è il custode in genere, mentre il mahram è un parente che si prende cura della donna. Secondo me, quindi, si può parlare più spesso di mahram, perché nella maggior parte dei casi il custode è un parente. Giusto?
Wali è il termine legale e Mahram è il termine culturale, ma entrambi costituiti dello stesso gruppo di persone. Il Wali deve essere un mahram, ma non tutti sono mahram Walis. Vedete? Quello che voglio dire nella frase è Lui il Wali 🙂
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Ho notato che la parte del Regno più “viva”, quella in cui succedono molte cose, è quella ad est, in particolare le città di Dammam e Khobar (o al-Khobar), sul golfo Persico. Khobar è la città di Manal al-Sharif, e dove è stato aperto primo centro sportivo femminile ufficiale. Perché? Soltanto perché è la zona più ricca, quella dove c’è il petrolio? O ci sono altre ragioni?
Non so molto sulla provincia orientale, ma penso che di sicuro sia più “viva” per la presenza del petrolio e della Aramco. La provincia occidentale, dove mi trovo, ha un significato più religioso, in Arabia, a causa delle due città sante, Mecca e Medina, ma Jeddah ha un grande e importante porto sul Mar Rosso. Sì, Manal Al-Sharif è di lì, e lei è la più famosa per aver dato l’avvio alla campagna per il diritto delle donne a guidare. Ci sono diversi centri sportivi e fitness per gli uomini e le donne in tutta l’Arabia, non sapevo che ce ne fosse uno speciale nella provincia orientale.
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E’ vero che le donne sono praticamente segregate in casa? Cioè, dato che non possono uscire senza un accompagnatore, non possono andare a fare shopping da sole o con un’amica?
Oh, non è affatto vero! A meno che una donna non abbia uomini, che siano mariti, fratelli, padri, zii, nonni o nipoti che vivono in casa, quindi senza famiglia, vive segregata. Perché quegli uomini fanno parte della categoria “mahram” e come sono sangue o matrimonio-correlati, le donne non hanno bisogno di coprirsi con l’hijab di fronte a loro. Come uscire senza scorta: nella maggior parte delle città è del tutto normale, per le donne, andare a fare la spesa e nei ristoranti con amici, senza il loro mahram. Solo in luoghi molto conservatori è usanza comune, per il marito o il padre, scortare la donna in ogni momento; più che altro agiscono come autisti e non lascerebbero viaggiare le loro donne da sole sui taxi. Ci sono anche molte famiglie che assumono autisti, che di solito sono indiani, indonesiani, filippini o di origini yemenite e portano le donne dove vogliono andare. Tenete a mente, sto parlando delle classi medie e basse, non solo di classe superiore.
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Quindi, se vanno in giro con un mahram, le donne non sono obbligate al niqab, ma basta un hijab, solo per i capelli?
No, voglio dire che, se ci sono mahram a casa, le donne possono mostrare i loro capelli, senza hijab o il niqab. Solo in loro presenza. Tuttavia, quando vanno fuori, ci sono altri uomini che possono vedere loro, perciò devono coprirsi (hijab o niqab, come piace a loro), anche se i mahram sono con loro. I mahram sono solo i maschi consanguinei e che quindi non possono sposare queste donne (tranne il marito, che in origine non era un mahram, ma lo diventa dopo aver sposato la donna).
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Ma come funziona? Le donne girano con un permesso in tasca, firmato dal wali o mahram?
Haha non esattamente. Hanno solo bisogno di un permesso verbale, proprio come quando un bambino chiede ai suoi genitori il permesso, allo stesso modo.
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Ma gli autisti possono permetterseli soltanto le famiglie di classe superiore, no?
No, anche la classe media e i poveri possono noleggiare i driver, se non possono pagare loro stipendi elevati, oppure possono essere assunti part-time o essere quelli dell’azienda di famiglia.
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E’ vero che il nome Mutawa, con cui viene chiamata la polizia religiosa, è offensivo, o dispregiativo? In Arabia Saudita è permesso chiamarla così o si rischiano punizioni?
No, il termine Mutawa significa qualcuno che si dedica a Dio e sta facendo buone azioni extra nella religione. Quindi è corretto e non offensivo per nessuno chiamare la polizia religiosa Mutawa. Ma perché di solito sono molto insistenti in merito alle prediche alle persone nei centri commerciali e le strade, sulla religione, che la gente critica che questi cosiddetti Mutawa pensano che stanno facendo buone azioni come Mutawa, ma non sono degni del vero significato della parola, ma un significato negativo che suggerisce che se si ha una lunga barba e indossare un thobe bianco come la polizia religiosa, allora sei un Hay’a Mutawa. Hay’a è il nome abbreviato della polizia religiosa in arabo.
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I mutawa, quindi, indossano sempre thobe bianco e hanno una lunga barba? La gente è critica verso coloro che, pur avendo l’aspetto di mutawa, non lo sono e si permettono di rimproverare gli altri?
Sì, la Mutawa indossa thobes bianche e lunghe barbe. Questo è l’aspetto tradizionale di un santo, nella cultura islamica, così, in genere, la gente pensa che se qualcuno si veste come un santo è molto probabilmente una brava persona e ha la capacità di predicare agli altri, anche se in realtà non è buono, di per sé.
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Se una donna commette un “haram” crea problemi agli uomini della sua famiglia, ai suoi wali?
Se si commette un “haram”, la vergogna è per tutta la famiglia, non solo per i mahram. E’ purtroppo pratica comune anche in India, Pakistan, o ancora di più in Cina, che se una donna commette un peccato porta vergogna a tutta la famiglia. Anche gli arabi sono così, ma io sento che non è un grosso problema. Grazie alla globalizzazione e alle opportunità di viaggiare e conoscere tante culture diverse, i sauditi stanno diventando un po’ più disposti ad accettare alcune cose “Haram”, come non indossare una sciarpa all’esterno, o fumare e bere. Tuttavia, avere rapporti pre-matrimoniali è un grosso problema se si arriva al contatto fisico, perché in questa cultura è molto importante sposare una vergine; alcuni giovani sauditi, però, stanno iniziando ad essere più tolleranti su questo punto, e accetterebbero di sposare una donna divorziata o vedova.
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Cosa sai e cosa pensi di Raha Moharrak, la ragazza che è salita sull’Everest? Vive ancora in Arabia Saudita?
Lei è incredibile! Sono felice per lei e molto orgogliosa di lei. Comunque, io non devo essere orgogliosa di lei solo perché è araba, (in più, è della mia città, Jeddah!), ma come persona, sono orgogliosa dei suoi successi e mi auguro il suo continuo successo. Ha rappresentato un grande esempio di come realizzare i propri sogni, portando a termine con successo una sfida personale e sportiva. Spero che sempre più persone (in tutto il mondo, non solo in Arabia), si sentano ispirate dai suoi successi e dal suo forte carattere. Credo che viva a Dubai.
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Cosa sai e cosa pensi del blog “Saudiwoman” di Eman al-Nafjan? Ci sono altri siti web più seguiti dalle donne saudite?
Io non la conosco, per essere onesti, e personalmente non seguo questi blog, ma è molto comune al giorno d’oggi per le donne saudite pubblicare i propri pensieri e gli eventi che stanno loro accadendo senza temere alcun problema. Possono usare siti di blog, Twitter, Instagram o Facebook per condividere le loro idee. Ho l’abitudine di guardare molti video, su YouTube, realizzati da giovani sauditi, e molti di loro sono molto interessanti da guardare, con molte attrici femminili.
Questo è un esempio che vi raccomando di nome Takki: http://www.youtube.com/watch?v=Laa7JL0lCd8
Purtroppo hanno solo i sottotitoli in inglese.
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Ci sono molte polemiche per come i sauditi trattano gli stranieri, soprattutto le donne. I problemi maggiori sembra siano con filippini ed etiopi. E’ vero o è solo propaganda occidentale?
No, è purtroppo vero. Molti sauditi trattano i loro domestici come classe inferiore, ed è più comune nelle classi sociali più ignoranti, ma succede anche nella classe media. Per essere onesti, non c’è nazionalità specifica che venga discriminata più di un’altra, il punto è che indiani, filippini ed etiopi sono la classe operaia più comune in Arabia per servizi come cameriere e autista. Tuttavia, negli ultimi 5 anni, il governo saudita ha preso diverse iniziative drastiche per espellere gli stranieri che soggiornano illegalmente in Arabia. Questi provvedimenti potrebbero essere stati giudicati molto duri dai media occidentali, ma purtroppo a volte è necessario, per mantenere l’ordine all’interno del paese.
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Il colore dei vestiti delle donne ha un significato? Perché per la maggior parte sono neri?
No, il solo motivo per cui è diventato tradizione e costume indossare abaya neri, è perché sono più scuri e non attirano l’attenzione come farebbero altri colori. Tuttavia, per fortuna ora è molto di moda indossare abaya colorate. Dai un’occhiata a questo post sul blog per saperne di più su abaya:
http://www.saudigazette.com.sa/index.cfm?method=home.regcon&contentid=20131228190753
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Mi sembra che le donne saudite non siano tanto scontente della vita in Arabia Saudita. Voglio dire che noi vediamo le cose secondo la nostra cultura occidentale, ma quanto c’è di vero nella “sofferenza” delle donne saudite?
“La sofferenza” delle donne saudite è molto sopravvalutata. Ci sono varie categorie di donne, alcune che sono così in alto, amano essere saudite e sono viziate con i soldi dei loro mariti e padri, e vivono comodamente. Questa è la classe molto d’elite, ma è ancora abbastanza ampia, diciamo il 40% delle donne saudite. Poi, c’è la classe media, le cui donne sono forse infelici con il loro matrimonio o con il loro lavoro, o hanno famiglie molto esigenti. Tuttavia, ed esse non dispiace l’essere saudite in sé, ma vivono soltanto il normale stress della vita quotidiana. Le donne di questa classe potrebbero essere indipendenti per la guida, per le loro necessità di tutti i giorni, ma anche per il loro tempo libero. Le famiglie di questa classe media di solito si prendono cura delle loro donne, ma ognuna ha sempre i propri problemi, quindi ci potrebbe essere qualche “sofferenza” che viene ritratta nei media, ma non è così male. La classe povera è la peggiore.
Questa classe ha gli uomini più ignoranti e incolti. Approfittano del sistema per controllare le loro donne in maniera ingiusta, ma questo accade in molti paesi, non solo in Arabia Saudita. La sofferenza in questo caso potrebbe includere l’abuso, verbale o fisico, la limitazione del lavoro, oppure l’uscire da sole e magari sposarsi presto. Queste persone pensano di agire per il meglio delle loro donne, ma come ho detto, sono molto ignoranti, così pensano che stanno facendo la cosa giusta.
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E’ vero che l’educazione fisica e lo sport sono vietati alle donne? E’ vero che lo sport viene praticato lo stesso nei “centri benessere”, “beauty center”, anche se è vietato? Tu fai qualche sport? Quale?
No, non è vero che lo sport e l’educazione fisica è vietato! Ho giocato a basket a scuola, e abbiamo anche avuto la ginnastica ritmica, danza, hockey e pallavolo. Ero in una scuola privata, ma anche molte scuole pubbliche avevano classi di educazione fisica; le ragazze qui non sono solitamente interessate allo sport, quindi gli insegnanti non sono stati incoraggiati a forzarle. Alcune ragazze farebbero normali esercizi di ginnastica aerobica, mentre altre preferirebbero invece prendere lezioni di cucina, di cucito o di arte.
Inoltre, date un’occhiata a questa squadra di basket in Arabia, tutta femminile (Jeddah United), della mia città natale Jeddah. So che molte di loro sono molto brave e il fondatore della squadra era con me nello stesso liceo 🙂
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Pena di morte. Per quali reati è prevista? Oggi sono ancora molte le condanne a morte? Ed è vero che è vietato filmarle e mostrarle?
Oh domanda interessante. Naturalmente è molto molto raro, ai nostri giorni. Le uniche ragioni per cui il giudice darebbe la pena di morte è in queste situazioni:
1 ) omicidio di primo grado, ma tutti i componenti la famiglia della vittima devono essere d’accordo sulla condanna a morte, se almeno una persona parla di perdono, allora la sentenza non è la morte .
2) Infedeltà tra persone sposate, ma questo è molto difficile da dimostrare, perché il codice islamico specifica che almeno 4 uomini devono testimoniare il rapporto, averlo visto molto chiaramente e riconoscere le persone in modo molto chiaro. In questo caso, la pena è la lapidazione, ed è inflitta per insegnare alla gente a non imbrogliare nel matrimonio .
3) Qualcuno che smette di essere musulmano. E non è direttamente la pena di morte, la persona in questione è interrogata per chiederle perché lui o lei sta rifiutando l’Islam e gli studiosi cercano di convincerla a tornare alla religione islamica. Tale questione è controversa, perché è difficile assicurarsi di quello a cui qualcuno crede davvero, e nell’Islam nessuno dovrebbe forzare un altro a credere nella religione, ma questo viene fatto per avvertire la gente di non lasciare la religione se non si ha una buona ragione.
4 ) Spionaggio, ma non ho mai sentito parlare di una vera e propria storia di una spia; lui, o lei, sarebbe considerato un traditore .
La sentenza non è filmata perché è raccapricciante, ma ancora oggi la gente deve assistere alla condanna per imparare la lezione e non comportarsi male nello stesso modo.
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Il tradimento deve essere testimoniato da 4 uomini? Parenti o amici del marito tradito? E nel caso che a tradire fosse l’uomo?
No, questi quattro uomini potrebbero essere chiunque, preferibilmente che non siano legati. Tuttavia, le uniche condizioni importanti per ritenere valida la loro testimonianza è che siano persone buone e oneste, e abbiano una buona reputazione. La testimonianza dell’uomo che viene tradito non verrebbe considerata, perché sarebbe molto emotiva, naturalmente.
La pena è la stessa per maschi e femmine, se il traditore che ha commesso l’adulterio è sposato, allora lui o lei sarebbe stata lapidata a morte… che è la norma per entrambi i sessi.
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